Da leggere nella notte di Natale, notte di nascita …
Come ogni anno, in questo periodo, avevo cercato, tra i tanti accadimenti della difficile realtà di Adwa, qualcosa che potesse essere condiviso con voi.
L’avevo trovato e la lettera di Natale era pronta per la tipografia.
Ma stamattina sul mio tavolo è arrivata questa lettera, e tutto è cambiato ….. è questo quello che voglio condividere con ognuno di voi. Una lettera, per certi versi, essenziale, scarna, consideravo, quasi come l’atto di nascere, quel passare da uno stato ad un altro in un modo scarno, essenziale, ma così gravido di peso specifico, quello di ogni vita.
La lettera viene dalla Germania, è di Helga. *
Helga ha vissuto come volontaria per qualche tempo al Villaggio.
Non tocco nulla di quanto ha scritto, tralascio solo le primissime righe, personali.
” … luce, creazione, vita nuova … si, è così!
Una vita nuova, questo è quello che oggi sono.
Fino ad oggi cercavo di collegare tutto con il mio passato, con quello che sono stata …. un passaggio che ritenevo di dover fare per non sentirmi scollata, insomma per mettere insieme i cocci.
Oggi, a dire il vero, non mi sembra più tanto importante, semplicemente quello che sono stata mi è servito ad essere quella che sono ora.
Ho costruito per 40 anni tasselli che ora stanno componendosi in un bellissimo mosaico, tutto da scoprire.
L’ultima tessera del mosaico l’ho messa una settimana prima della mia partenza da Adwa.
Era da giorni che con Nevia e Francesco assistevo a una selezione di donne per assumerne delle nuove in vista del rinnovo dei contratti … si era sparsa la voce e ovviamente al cancello c’era di tutto, di più.
Quel pomeriggio ero sola ed anche un po’ stanca quando Mebrat, verso le 5, viene a dirmi che al cancello c’erano altre donne in attesa e Francesco e Nevia stavano iniziando i colloqui. Ero li lì per non muovermi, andrò ai colloqui domani, ho pensato, anche perché giù in clinica c’erano cinque bimbetti con phimosi che aspettavano e pensavo di aiutare Paola* …. Ma dai, forza Helga, non rimandare a domani ciò che puoi fare oggi.
Fra le tante mi colpiscono tre di loro, una è chiaramente pazza, un’altra è così giovane … la terza, un viso già visto …. Anche per Zafu, che nel frattempo mi ha raggiunta, è così, ma non riesce a ricordare.
Assomiglia tanto a Nezanet, la mamma di Sofanes, un bimbetto handicappato che era ricoverato in clinica
da noi … .la mamma aveva girato ovunque in cerca di aiuto … la mattina, al sole, faceva fisioterapia al
suo bimbetto.
La donna è seduta sul gradino vicino al cancello, insieme alla sua bimba Nazareth.
Nezanet e Nazareth. .
Nezanet è povera, lo scialle di abojedi è logoro, sporco, le ciabatte una diversa dall’altra, è sicuramente malata, e sicuramente è AIDS.
Gli occhi spenti, la pelle è tinta di giallo ed è magra, ma di un magro che sa di morte, la bimba fortunatamente non sembra ancora nelle stesse condizioni.
Cosa vuole da noi? … Aiuto… Ma non mostra le solite carte rilasciate dall’ospedale.
Come stai, stai bene … ?
Gli occhi le si caricano di lacrime, abbassa lo sguardo, in quel gesto c’è tutto, vergogna e consapevolezza di morire presto.
No, non sta bene. E la figlia? No, neanche lei.
State già prendendo le medicine? Si … .
Il marito … ? Soldato e non si sa dove sia finito … Basta!
Non serve fare altre domande, e mi viene una strizza al cuore … non so perché … ma la sento …
Quante ce ne sono nelle sue condizioni? Una marea, ma da questa donna mi sono lasciata ” colpire “.
Ho sentito … non c’è bisogno di passato, di cocci da mettere insieme, semplicemente sentire … con il cuore.
Non mi viene l’esatta parola in italiano, in tedesco è fuehlen che racchiude i cinque sensi e il cuore …. fare quello che uno sente dentro, senza troppi ma e ba, sbaglierò, può darsi, ma sbaglierò meno di quanto potrei sbagliare se facessi una cosa che non sento.
Il mio sguardo si incrocia con quello di Nevia e di Zafu …. Si, mettiamola negli aiuti.
Zafu va a prendere i soldi, io qualche vestito.
Nezanet ringrazia, accenna un sorriso, le diciamo di tornare tra un mese.
Si allontana con la bimba che le saltella dietro.
Poche parole, pochissime … finalmente ho sentito, ho “toccato” con il cuore, ho capito.
Grazie Nevia, grazie Francesco.
Vi voglio bene.
Helga
P.S.: è andata via la luce, vado a letto. E’ tutto un po’ scombiccherato, non rileggo e spedisco.
* Helga è una infermiera.
* Paola, anzi Paoletta, è un giovane medico al suo secondo soggiorno ad Adwa.
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Buon Natale a tutti
Luciana