Da leggere nella notte di Natale (2015)

“Oggi pomeriggio alle 4 tutti nell’addarash, prepariamo il Natale, avvertite tutti gli altri.

Anche i piccoli ? Si, anche loro“.

La sala si riempie in fretta e c’è molta eccitazione.

“Chi ha una proposta, un’idea, un suggerimento, un desiderio, alzi la mano. Zafu prende nota e spesso ride.

In fondo, dal gruppo dei grandi, esce Mikal: “Sarebbe bello se tornasse il cantastorie, ricordate ? le sue storie parlavano di cuori e potremmo chiedergli di raccontarci ancora del piccolo cuore senza nome.”.

E’ passata una settimana, ed eccolo, è tornato.

“Davvero ricordate il piccolo cuore senza nome? Bene, questo è quanto è accaduto dopo”.

 CUORE fece ritorno al suo villaggio correndo, ma non entrò subito, si fermò invece a pochi metri dalla prima capanna, proprio mentre la vecchia Mhatebe appariva sulla soglia.

“Devo riprendere fiato, ho il cuore gonfio“.

Ma lei lo salutò.

“Ciao Wudineh“.

Il nome lo attraversò da parte a parte.

Wudineh ?

A lui ?

Confuso, sillabò dentro di sé quel nome mai udito prima e si interrogò sul senso di quel nome. Significava: sei caro, prezioso, sei costato tanto.

Allora era così che Mhatebe lo vedeva?

Così che lo aveva riconosciuto?

Sapeva bene che il nome era tutto…… che era dato da tutto il villaggio per una decisione comune, perché nel nome si condensava il nucleo costitutivo del destino di ogni creatura che, in questo modo, aveva un compito assegnato.

Mhatebe gli sorrise.

Era donna e sapeva…….

“Ciao, ciao, Wudineh! “Il suo nome adesso rimbalzava di capanna in capanna e lui si sentiva tirare da ogni parte, si sentiva parte.

Si formò anche un piccolo sciame di ragazzini e lui, incantato, ne ascoltava le voci, “Wudineh, Wudineh !“

Fin dentro la sua capanna, dove il suo nome, ripetuto all’infinito, lo cullò, in un modo a lui sconosciuto, e si chiese se fosse quella la felicità.

Poi attese il sonno del villaggio e quando cessò ogni rumore, uscì fuori.

Si sdraiò a terra e, rapito, contemplò la bellezza profonda di quel cielo che adesso si chinava su di lui fino a sfiorarlo.

No, non lo stava sfiorando, lo stava abbracciando, e lui si perse in quel tepore, in quel desiderio, in quello struggimento, in quel bisogno di infinito mai provato prima.

Una commozione ultima gli riportò la voce dell’insolita creatura, nel momento in cui aveva pronunciato il suo nome: “CUORE“ e subito dopo il nome della vecchia Mhatebe: “ Wudineh!“

Non potè trattenere il fiotto di lacrime che gli salì su e non ebbe più dubbi: era quella la felicità.  “ Sei prezioso perché costato tanto “.

La prima luce del mattino lo sorprese a bussare alla porta di Mhatebe.

“ Ti stavo aspettando “ e di nuovo gli sorrise.

“ Mhatebe, ho bisogno di aiuto.”.

“ Dimmi del tuo cuore, Wudineh “.

“ E’ proprio di questo che volevo parlarti “.

“ Vedi, io, io…. l’altra notte…..è accaduto tutto per quell’incontro, per quello sguardo su di me, io mi sono sentito vibrare e adesso io mi accorgo di me stesso;  Mhatebe, è come se nascessi adesso, dentro una realtà, un’avventura nuova e ho bisogno di imparare, perché tutto intorno a me è bellissimo e pieno di attrattiva. Io voglio sapere di questo desiderio sconfinato che sono io, di questa nostalgia, voglio capire che cosa è un cuore, che cosa sono io, cosa sono gli altri, il mondo intorno a me, la vita, il significato della vita “.

“ Wudineh, per capire bisogna desiderare di capire, e dopo che l’hai desiderato, devi amare quello che vuoi capire e questo diventerà un compito “.

“ Sai cosa ho capito nella mia vecchiaia ? Che è solo per amore che un cuore si muove e trova l’energia per farlo, ma il primo amore deve essere per il cuore stesso, per te stesso, per quello che sei, il cammino che farai, la verità di te.

Wudineh, sei nato in un incontro, ti è stato dato un nome ed è per il destino buono che ora ti abita che devi amarti, rispettarti, pieno di stupore e di tenerezza.

E solo quando sarai capace di questo, solo allora potrai andare verso gli altri, e amare negli altri quello che ami in te”.

Wudineh abbracciò forte Mhatebe e corse fuori, rifacendo all’inverso il percorso fino al luogo dell’incontro con l’insolita creatura, ma la radura era deserta.

Allora si sentì solo e desiderò che lei tornasse, poi capì che quel desiderio era ciò che lo costituiva, ciò di cui adesso era fatto, era lui stesso, un desiderio di infinito che cercava un compimento, e si abbandonò.

Fu quello il momento in cui imparò ad amarsi..

Non tornò più alla radura, quello che cercava era dentro di lui, lui fatto desiderio per un desiderio che incessantemente lo avrebbe cercato.                                                         

 Buon Natale, ad ognuno di voi.

Luciana

Associazione
James non morirà
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