Carissimi amici,
vi avevo scritto l’ultima volta raccontandovi della guerra scoppiata i primi giorni di novembre, tra il governo centrale etiopico e la regione del Tigray, dove si trova il nostro Villaggio. Purtroppo a distanza di mesi, la situazione è la medesima, se non addirittura peggiorata.
Il governo ha dichiarato già a novembre di aver vinto la guerra, anche se in realtà i combattimenti continuano ogni giorno con pesanti bombardamenti che colpiscono incessantemente tutto il Tigray e che purtroppo causano tantissime vittime non solo tra i soldati. E’ di oggi la notizia apparsa sui media, di un bombardamento avvenuto non lontano da Adwa che avrebbe colpito un mercato, causando decine di vittime proprio tra i civili.
Il nostro villaggio al momento è ancora salvo e non è mai stato toccato direttamente. I nostri lavoranti che vivono all’interno, hanno organizzato dei turni di guardia per timore che i soldati entrino all’interno della struttura per saccheggiare e distruggere, cosa che è già accaduta in altre località non lontane. Una campana è stata sistemata al centro del villaggio ed è pronta per essere suonata in caso di attacco, al fine di avvertire tutte le mamme ed i bambini che, in tale malaugurata ipotesi, cercherebbero di mettersi in salvo. La situazione chiaramente è molto grave e pesante da sostenere sia a livello fisico che psicologico.
In tutto il Tigray comincia a non trovarsi più cibo poiché è stato vietato l’accesso alle organizzazioni internazionali che volevano garantire supporto alla popolazione. Le scorte alimentari si stanno esaurendo e le Nazioni Unite, che monitorano la situazione, parlano di una imminente carestia che colpirà milioni di persone non solo in Tigray. I raccolti, che in genere si effettuano in questo periodo, sono saltati dal momento che i contadini non hanno potuto lavorare i campi a causa dei bombardamenti continui.
All’interno del nostro villaggio fortunatamente abbiamo ancora scorte di cibo che ci permetteranno presumibilmente di andare avanti fino a gennaio o febbraio del 2022. Difatti proprio prima che la guerra iniziasse, avevamo ordinato da Addis Abeba un camion pieno di cibo, pasta, olio, sale, riso, zucchero e materiali per l’igiene personale. Al momento stiamo razionando le scorte per cercare di andare avanti il più possibile sperando in una soluzione della crisi.
Oltre al cibo si sta verificando una totale carenza di farmaci di ogni genere, d i combustibile, e di tutti gli altri beni di prima necessità. La luce, l’acqua e le telecomunicazioni vengono fornite saltuariamente. Noi riusciamo per fortuna a fare fronte alla mancanza di tali servizi grazie ai generatori di corrente ed ai pozzi, ma anche le nostre scorte di gasolio stanno finendo.
Oltre al problema delle persone residenti in Tigray che si trovano in uno stato di assoluta necessità, ci sono migliaia di profughi che sono scappati in Sudan dove sono ospitati in condizioni difficilissime nei campi profughi allestiti dal governo sudanese e da alcune organizzazioni internazionali. Purtroppo dai loro racconti emergono atrocità di ogni genere difficili da raccontare, ma che sono facilmente riscontrabili anche in rete, con filmati e foto che lasciano davvero senza parole.
Non possiamo fare altro che aspettare e sperare che la situazione migliori consentendoci di poterci recare quanto prima al Villaggio e verificare di persona la situazione.
In tutto questo scenario di desolazione, una piccola parentesi che ci lascia un po’ di speranza per il futuro. Nei giorni scorsi l’ospedale di Axum ci ha chiamati per andare a recuperare un neonato rimasto orfano di padre e madre morti a causa dei bombardamenti. Siamo riusciti ad arrivare non senza timori fino ad Axum, dove lo abbiamo preso e portato al Villaggio con noi. Per tante vite che se ne vanno, una nuova che arriva dà la forza e il coraggio di guardare avanti.
Spero di potervi aggiornare presto con notizie un po’ più confortanti.
Un grande abbraccio a tutti.
Franco Romagnoli