Cari amici,
sono felicissimo di potervi far partecipi – a breve distanza di tempo dall’inizio dei lavori per il presidio medico di Magauna – dell’inizio di un nuovo progetto del quale vi avevo fatto cenno nella mia comunicazione dello scorso ottobre.
Ricordate? Vi avevo scritto queste parole:
“Stiamo cercando di attivare una prima piccola ma importante iniziativa nella Repubblica Dominicana dove, a pochi passi dai grandi alberghi, la vita si trascina in una miseria e povertà morale terribili.
La speranza è che questo iniziale contatto, al quale lavoriamo ormai da più di un anno, insieme alla famiglia di Andrea Maggioni, possa portare alla realizzazione del primo progetto anche in quelle zone del mondo dove – con il vostro aiuto e sostegno – verremo a contatto con i disagi, le necessità, le sofferenze, per cercare di curare le ferite del corpo e dell’anima, spesso non facilmente sanabili.”
Francesco è appena rientrato da Santo Domingo domenica scorsa. Ecco il suo racconto:
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Era la prima volta che mettevo piede a Santo Domingo. Avevo sempre avuto l’idea di un posto meraviglioso fatto di spiagge bianchissime e mare cristallino. Ed effettivamente è così finchè non si esce dalle classiche rotte turistiche e ci si addentra lì dove si nasconde una realtà completamente diversa.
Il Dr. Maggioni, pediatra di Miami, che più volte era venuto ad aiutarci nel nostro villaggio di Adwa, me lo aveva detto “Devi venire a vedere che situazione c’è a Santo Domingo, c’è un gran bisogno di aiuto”.
E’ stato un responsabile del Conani, un ente dominicano che si occupa della tutela dei minori a rischio, ad accompagnarmi per la prima volta al Pasito de Jesus, una piccola struttura che accoglie 55 bambine dai 3 ai 18 anni e che è situata nella località di Boca Chica.
Una volta entrato mi è venuto naturale cominciare a confrontare la realtà di Adwa con quella che stavo visitando e valutarne le differenze. Siamo ai Caraibi, vegetazione rigogliosa, palme e piante ovunque, il villaggio è molto carino e accogliente, ma una cosa mi colpisce subito. Gli sguardi delle bambine non sono i soliti sguardi a cui ero abituato in Etiopia, c’è qualcosa di molto diverso. Osservando attentamente noto una sorta di paura, sguardi schivi e sospettosi, occhi che cercano di capire chi sono e perché sono lì.
La risposta arriva poco dopo.
Pasito de Jesus è una casa che accoglie bambine vittime di abusi sessuali e violenze di ogni genere.
Dalma, la responsabile del Villaggio è una donna piena di energia, che gestisce, con l’aiuto di pochi lavoranti, tutta la struttura.
Una struttura piacevole, con un bel giardino curato e tante piante. C’è una cucina molto semplice dove una signora prepara tutti i giorni i pasti per le bambine. C’è una tettoia, dove le bimbe mangiano per terra. ”… Non abbiamo tavoli e sedie, mi dice Dalma”.
E’ la prima cosa che segno sulla mia agenda: Tavoli e sedie per mangiare, nessuno deve mangiare per terra.
Poi visito le stanze dove le bimbe dormono. Sette stanze, in ognuna delle quali si trovano quattro letti a castello. Mi colpisce l’ordine e la pulizia ma soprattutto mi colpiscono le decorazioni con le quali ogni bimba adorna il suo lettino, bamboline, giocattolini regalati da qualche anima buona e nulla di più.
Nessuna bambina si avvicina a me, sento addosso i loro sguardi e sono sguardi che pesano, avverto un disagio e non so il perché.
Dalma comincia a raccontarmi del villaggio. Le bambine presenti nella struttura sono portate lì dal tribunale dei minori o dalla polizia. Si tratta quasi sempre di violenze subite in famiglia, dagli zii, dai padrini, dai padri stessi, da vicini o parenti. Spesso sono le stesse famiglie a vendere le bimbe come prostitute.
Scoprirò poi che è una cosa molto comune questa a Santo Domingo. Droga, alcool e ignoranza creano cocktail mostruosi e a farne le spese sono sempre i più deboli.
Sono tornato più volte nella struttura di Dalma per cercare di capire quello che poteva essere il modo migliore di aiutare lei e le sue bimbe.
Mancava tutto al Pasito de Jesus, erano vuote le dispense, erano vuoti i frigoriferi, tutto era ridotto all’essenziale, ma sentivo che prima ancora dell’essenziale c’era qualcosa che andava curato, ed erano quegli sguardi che avevo sentito addosso e che mi avevano dato quel senso di disagio.
Il primo passo è stato proprio questo e così è’ iniziata la collaborazione con Dalma e le sue bimbe.
Ad oggi la nostra Fondazione fornisce alle bimbe di Dalma il sostegno di una psicologa, di una maestra e di una cuoca che lavorano a tempo pieno dal lunedì al sabato.
Ho avuto modo di parlare con la psicologa in occasione della mia ultima visita e il quadro che mi ha fatto è davvero raccapricciante. Lei però è molto brava e le bimbe la adorano.
Ogni bimba ha il suo turno fisso e poi c’è del tempo destinato a richieste specifiche, le bimbe sono sempre in fila fuori dalla sua porta perché hanno bisogno di parlare.
Anche la maestra sta facendo un ottimo lavoro, aiuta le bimbe a studiare e ad organizzarsi. L’esperienza mi ha insegnato che quando non hai nessuno è molto importante la presenza di figure di riferimento.
La cuoca fa del suo meglio con quello che ha a disposizione, riso, fagioli e quando c’è la possibilità, del pollo, ma devo dire che ho avuto modo di mangiare insieme a loro e il cibo era ottimo.
Questi sono stati i primi passi che abbiamo mosso per aiutare Dalma e le sue bimbe ma ancora molto c’è da fare. Manca varietà di cibo, mancano soldi per pagare luce e gas, manca un locale dove insegnare alle bimbe tante cose che possono tornare utili nella vita, manca un po’ di tutto.
In occasione della mia ultima visita, lo scorso febbraio, mi sono seduto a lungo in un angolo del giardino per osservare. Ho imparato che questo è il modo migliore per capire davvero una realtà e saperne cogliere lo spirito vero. Michelle, una bimba di dodici anni, ha preso una sedia e si è seduta vicino a me.
Ha voluto sapere chi ero, cosa facevo e ha voluto raccontarmi chi era e cosa sognava.
Lo sguardo che sentivo così pesante è diventato improvvisamente più leggero.
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Come vedete a Boca Chica c’è bisogno di tutto. Abbiamo iniziato fornendo l’aiuto sopra descritto, ma contiamo man mano di integrarlo, per far fronte alle tantissime necessità, valutandone le priorità.
Per chi desideri sostenere questo progetto, può indicare, come causale “Progetto Boca Chica”.
Trovate alcune foto su www.jamesnonmorira.org sezione “le nostre attività-Progetto Boca Chica”
Ma le belle notizie non sono finite!
Stiamo lavorando a un nuovo progetto contro la denutrizione infantile, anche in Colombia, nella città di Medellin.
Ve ne parlerò nella prossima comunicazione, non appena il progetto sarà iniziato.
Un saluto affettuoso a tutti
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