Diario Marzo 2019

Carissimi amici,

questa volta a scrivervi sono io, Francesco, da poco rientrato dall’Etiopia, per rendervi partecipi di una bella notizia. Il 14 febbraio scorso c’è stata la cerimonia di inaugurazione del presidio medico a Maga’Uma.

Per chi non lo ricordasse, Maga’Uma è quel piccolo villaggio che si trova in una zona molto remota e isolata, nel distretto dell’Irob, vicino al confine con l’Eritrea che, negli anni passati, abbiamo collegato con Alitena, la cittadina principale della regione, finanziando la costruzione di una strada di collegamento, lunga 11 chilometri, che univa anche i diversi villaggi presenti nella zona.

Grazie alla strada, gli abitanti  hanno avuto la possibilità di ricevere approvvigionamenti, di vendere i loro pochi prodotti, di facilitare il percorso dei bambini verso la scuola, beneficiare di un supporto medico, in caso di emergenza.

Purtroppo, specialmente durante la stagione delle piogge, la strada è spesso impraticabile a causa di frane o allagamenti, per cui il problema delle emergenze mediche rimane irrisolto.

Qualche anno fa, durante la festa per l’inaugurazione della strada, eravamo riuniti sotto un grosso albero al centro del villaggio, insieme agli anziani del paese. In quell’occasione proprio gli anziani ci avevano fatto presente che il loro sogno, dopo la strada, sarebbe stato quello di avere un presidio medico che non costringesse, soprattutto le partorienti, a dover fare tanti chilometri per raggiungere l’ospedale di Alitena .

Avevamo prestato attenzione a quella richiesta, considerandola un impegno morale e confidando che, grazie all’aiuto dei nostri tanti sostenitori, un giorno saremmo riusciti a realizzarla. E proprio grazie a voi, amici cari, è stato possibile trasformare in realtà anche questo sogno.

Il 13 febbraio 2019, il giorno prima della inaugurazione, siamo partiti in auto da Adwa verso mezzogiorno per raggiugere Maga’Uma dopo un viaggio di circa quattro ore. È venuta con noi anche Zafu, il nostro braccio destro, Tesfu, il nostro amico-angelo custode e ho pensato di portare anche quattro delle nostre “bimbe”, per la verità ormai grandi: Nebiat, Gabriella, Mikal e Mahalet.

L’accoglienza che abbiamo ricevuto è stata quella delle grandi occasioni. Tutto il villaggio di Maga’Uma era in grande fermento e agitazione: donne vestite a festa, foglie di palma sventolate come bandiere, tamburi che suonavano in continuazione, danze tipiche degli uomini e degli anziani, accompagnate da canti. Tutti volevano, in questo modo, ringraziarci per quello che era stato fatto.

La cena è stata veloce e frugale, alla luce danzante di alcune lanterne a petrolio che rischiaravano a malapena la profonda oscurità della notte, scesa improvvisamente. E quando le lanterne sono state spente, sono riuscito a percepire, nel silenzio e nell’oscurità, quanto quel luogo fosse lontano e nello stesso tempo ospitale, accogliente. Un silenzio profondo, un’oscurità assoluta nella notte senza luna. Non un suono, non una voce, non una luce, solo miliardi di stelle che riempivano tutto il cielo e  sembravano lasciarsi toccare, con una via lattea così nitida e profonda, come non riusciremo mai a vedere alle nostre latitudini. Momenti indicibili di silenzio, di cui fare provvista, di pace profonda, di distacco da se stessi, lo sguardo perduto in quella misteriosa, silente, ma palpitante immensità.

La mattina sveglia prima dell’alba e messa solenne, celebrata in lingua locale e con i canti tradizionali.

Tutta la celebrazione, lunga ma molto suggestiva, è stata accompagnata da un singolare sottofondo, prima appena percepibile e man mano crescente: il canto mattutino degli uccelli. Oltre alla evidente gioia delle persone, una cosa mi ha molto colpito. Nella semplicissima chiesa del villaggio, per terra, proprio davanti all’altare, vi erano dei piccoli mucchietti di mais, grano, miglio, sorgo. Erano i doni degli abitanti di Maga’Uma che offrivano, in ringraziamento e per chiedere benevolenza, quel poco… tanto… che avevano.

Alla messa sono seguiti i festeggiamenti. Erano presenti le autorità civili e religiose, il vescovo, i sacerdoti,   gli anziani e i piccoli, le donne e gli uomini di tutti i villaggi circostanti. Per tutti era stato preparato da bere e da mangiare in abbondanza.

La struttura del presidio medico è molto bella. Tutto il complesso è recintato ed all’interno trovano posto due grandi costruzioni che ospitano le sale visita per piccole emergenze, i locali per le vaccinazioni e le piccole medicazioni, un reparto maternità dove le donne potranno partorire e rimanere fino a che saranno in grado di rientrare a casa, una stanza per i ricoveri sia di adulti che di bambini. Infine i locali dove si terranno corsi di igiene e alimentazione, un ufficio, un alloggio per infermieri e medici. A Maga’Uma non c’è luce elettrica, per cui sono stati montati dei pannelli solari che forniscono fino a 4 Kw di potenza, per consentire il funzionamento della clinica: l’alimentazione del frigorifero dove si conservano i vaccini e le medicine che vanno mantenuti al fresco, il funzionamento della sterilizzatrice, oltre a fornire l’illuminazione e l’energia necessari a consentire l’utilizzo di tutti quei piccoli macchinari indispensabili per l’operatività del centro.

Tutta la struttura sarà gestita, tramite un accordo già ratificato, da personale medico e infermieristico governativo e garantita la fornitura di medicinali e attrezzature di utilizzo giornaliero.

Devo dire che oltre alla bellezza del luogo e alla gioia della gente che ha visto finalmente realizzata la struttura così a lungo desiderata e sognata, quello che più mi ha colpito è stato verificare la consapevolezza di tutti, dai più piccoli ai più grandi, dell’importanza del presidio medico.

Questa è la cronaca dell’avvenimento. Ma ci sono altre  cose che desidero condividere con voi, perché ritengo che si tratti di avvenimenti, apparentemente piccoli, ma che per me, e per tutti noi della fondazione, hanno più inciso nei nostri sentimenti e dato un significato profondo all’opera realizzata.

Gli abitanti di Maga’Uma coltivano e custodiscono meticolosamente un miele speciale che le api riescono a produrre in quella zona, grazie ad un microclima particolare. Ogni casa ha, fuori della porta, un tronco scavato che funge da arnia, all’interno del quale le api depositano il loro tesoro. Il miele viene poi raccolto e venduto nei grandi centri a prezzi molto elevati. Eppure, pur essendo fondamentalmente l’unica fonte di guadagno, hanno voluto farci omaggio di tale preziosità. Erano stati preparati due grossi vasi di miele per me, uno per Zafu, e uno per ogni ospite venuto con noi.

Inoltre il responsabile del territorio, in segno di gratitudine, ha addirittura voluto destinarmi un lotto di terra di 175 mq vicino al villaggio per “costruire la mia casa, qualora volessi andare a vivere lì…”. Ipotesi affascinante, generosa, commovente, ma anche un pochino scomoda.

E, infine, abbiamo saputo di una raccolta spontanea di denaro per un uomo, con moglie e figli ciechi, al quale verrà dato l’incarico di bagnare le  piante della clinica e occuparsi del giardino. Questo gli consentirà di provvedere, in modo dignitoso, ai bisogni della propria famiglia. Un gesto così concreto, in un contesto non facile….

Che altro dire? Come al solito siamo partiti con tanta gioia nel cuore e con il desiderio di tornare il prima possibile in questo luogo davvero speciale.

Durante la cerimonia ci hanno parlato di altri villaggi, 20 chilometri più in là di Maga’Uma. Villaggi lontani, isolati, sconosciuti. Villaggi senza nessuna possibilità …

Ci sarebbe tanto da fare… . Chissà?

Francesco

Associazione
James non morirà
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