Settembre 2010

Carissimi amici,                                                                                                             

mi spiace di non essere riuscito ad inviarvi questa comunicazione nel primo semestre dell’anno, ma una serie di eventi imprevisti, anche di lavoro, mi hanno impedito di completarla.

È accaduto anche in passato e spero proprio che sia l’ultima volta che questo ritardo si verifica.

Ci tengo infatti in modo particolare a tenervi aggiornati, almeno ogni semestre, sulla nostra attività, per consentirvi di seguirne costantemente gli sviluppi.

Cerco comunque di rimediare, fornendovi tutte le notizie aggiornate

Vorrei iniziare con una bellissima notizia: la mensa è stata finalmente completata ed ha iniziato a funzionare già dal mese di Febbraio!

Il ritardo è stato significativo, rispetto ai tempi previsti, per una serie di problemi, tra i quali quello legato alla carenza di cemento (della quale vi parlo di seguito). Un altro problema si è verificato al momento dell’invio dei macchinari e mobili per la cucina che abbiamo acquistato in Italia.

Difatti, per poter effettuare l’importazione senza dover pagare i notevoli dazi doganali altrimenti previsti, abbiamo dovuto attendere il rinnovo del nostro progetto, per il quinquennio 2009-2014.

Questo ha significato alcuni mesi di ritardo, anche se la costruzione era già stata completata.

Poi il trasporto in Etiopia, avvenuto in un tempo più lungo del previsto, per i ritardi della nave, sia in partenza, sia durante il viaggio, a causa dell’ingorgo in alcuni porti presso i quali erano previsti scali intermedi.

Comunque, alla fine tutti macchinari ed il materiale sono arrivati, incluso un secondo generatore necessario per far fronte al notevole impegno di potenza richiesto dai macchinari della cucina, tutti funzionanti elettricamente (cuoci pasta, forni, piastra, tritacarne, frigo, ecc.).

La carenza ed inaffidabilità di erogazione della energia elettrica delle rete, ci costringe a ricorrere al generatore, senza il quale non sarebbe possibile far funzionare regolarmente la cucina della mensa.

Non sono mancati alcuni problemi che, definire tecnici, è eufemistico.

Tanto per fare un esempio, durante gli scavi per la costruzione della mensa, malgrado i ripetuti avvertimenti di Francesco, che è stato praticamente sempre presente quando si eseguivano, è bastata una sua assenza di pochi minuti perché la scavatrice tranciasse di netto i cavi elettrici che portano l’elettricità dal generatore al quadro di distribuzione.

Così abbiamo dovuto acquistare in Italia i materiali necessari ad effettuare il raccordo dei due tronconi, con Francesco che ha dovuto effettuare tutto da solo, avvalendosi della consulenza telefonica di un elettricista italiano, resosi disponibile a fornire le necessarie istruzioni telefoniche con chiamate anche di una o due ore.

Ma il guaio peggiore si è verificato al momento dell’attivazione del nuovo generatore.

Francesco, che non è un elettricista (sarebbe un commercialista), si è dovuto far aiutare da un elettricista locale, dichiaratosi espertissimo per avere già effettuato alcune istallazioni analoghe. Abbiamo poi saputo, purtroppo solo più tardi, che aveva soltanto visto, senza intervenire, altri elettricisti che installavano un generatore.

Francesco, che ha assistito ai lavori, non era convinto di quello che l’elettricista stava facendo e, più volte, gli ha manifestato le sue perplessità riguardo al collegamento dei cavi.

Ma l’elettricista continuava a dirsi sicurissimo, perchè esperto in quel genere di lavoro.

Così, quando ha terminato e si trattava di provare il funzionamento, Francesco, che continuava ad avere notevoli dubbi, si è messo vicino all’interruttore generale. È stata la salvezza, perché il generatore – che era stato montato al contrario – inviava a se stesso sia la corrente della rete cittadina, sia quella da lui prodotta, invece che immetterla nella rete elettrica del Villaggio.

Quando l’elettricista lo ha attivato, ha cominciato a fumare, lanciando lampi, scoppi e sfrigolii. Francesco ha staccato immediatamente il collegamento che, per fortuna, è rimasto attivo per tre o quattro secondi solamente, ma sufficienti a far saltare e fondere alcuni elementi e resistenze del generatore. Francesco mi ha telefonato subito per informarmi e per smaltire la rabbia per quanto accaduto e da lui quasi previsto. Abbiamo temuto che il generatore, appena arrivato e nuovo di zecca, fosse stato irrimediabilmente rovinato. Ho subito chiamato l’impresa costruttrice italiana che, in un primo momento, non ci ha dato grandi speranze, chiedendo però che Francesco smontasse alcune parti ed inviasse una foto.

Ed allora numerosi ponti telefonici e lunghe ore di telefonate per effettuare i controlli – diretti dal tecnico italiano della ditta costruttrice ed operati da Francesco ad Adwa – prima di riuscire ad individuare i danni che, per fortuna, hanno riguardato solo alcune parti secondarie le quali, fondendosi, hanno evitati guai peggiori. Abbiamo quindi acquistato i ricambi e li abbiamo inviati in Etiopia, per montarli. Naturalmente il montaggio ha comportato ulteriori lunghe telefonate con il tecnico italiano ma, alla fine, Francesco è riuscito a montarli correttamente. A questo punto si è trattato di rifare tutti i collegamenti sbagliati fatti dall’elettricista di Adwa. Ulteriori ore di istruzioni telefoniche dell’elettricista italiano mentre Francesco operava “in diretta”. Alla fine si è giunti al momento della prova pratica, per verificare se tutto era stato fatto nel modo giusto. Quando si è trattato di accendere il generatore ed attaccare l’interruttore che immette corrente alla rete del Villaggio, Francesco aveva il cuore che batteva a mille, per il timore di avere commesso qualche errore, la paura che saltasse tutto di nuovo e che il lavoro di giorni e le ore passate al telefono per le istruzioni andassero perduti. Invece era riuscito a fare tutto in modo corretto ed ha potuto verificare, con grande gioia, che il generatore funzionava correttamente.

Mi ha subito telefonato per darmi la buona notizia.

Alla fine quindi, ma dopo circa un mese, tutto è andato a posto, grazie non solo alle capacità di Francesco, ma alla disponibilità e pazienza dell’elettricista e del tecnico italiani che hanno fornito una assistenza telefonica in diretta!

Nulla è facile ad Adwa ma questa inaspettata “avventura” – durata circa un mese, nel corso del quale il generatore non era utilizzabile – ci ha creato notevoli problemi.

Intanto nella gestione dei macchinari della mensa (cuocipasta, piastre, forni) che richiedevano una potenza superiore a quella del vecchio generatore, indispensabile per fornire la corrente, visto che la rete cittadina non distribuiva elettricità, se non del tutto saltuariamente.

Tutte le cotture dovevano quindi essere scaglionate e fatte almeno due volte, non potendo accendere contemporaneamente due cuoci pasta, oppure un cuoci pasta ed una piastra od un forno.

In queste condizioni, preparare circa trecento pasti ogni giorno, non è stata certo cosa facile.

Ma il timore più grande, in tutto questo tempo, era che non fosse possibile effettuare le riparazioni, che il generatore fosse irrimediabilmente danneggiato, che Francesco non riuscisse a svolgere un lavoro così specifico e tecnico come quello di un elettricista esperto.

Per fortuna così non è stato ed anche questo ulteriore disagio è stato superato.

I bambini sono stati felicissimi di questa nuova organizzazione dei pasti derivante dall’utilizzo si un’unica mensa comune e, nei primi giorni, anche per la novità del cibo diverso, alcuni si sono letteralmente ingozzati in modo impressionante. Francesco e Nevia si sono chiesti dove mettessero tutto il cibo che ingurgitavano. Dopo qualche giorno, la situazione si è stabilizzata e questa formula, di mangiare tutti insieme, nello stesso momento, gli stessi cibi, partecipando tutti in qualche modo, almeno i più grandicelli, alla preparazione dei pasti o della tavola, ha riscosso un gradimento ed un entusiasmo veramente notevoli, al di là delle nostre aspettative.

Noi siamo più contenti di loro per tanti motivi. In primo luogo la possibilità di garantire una dieta variata e completa, uguale per tutti. Poi il far vivere il momento del pasto come un momento comunitario, per stare insieme, una occasione per parlare, scherzare, raccontarsi gli eventi ed i fatti accaduti a scuola o nella propria casetta. La partecipazione dei più grandicelli alla preparazione della tavola, apparecchiando e sparecchiando a turno, aiutando le donne della cucina ad asciugare i piatti e bicchieri ed a rimetterli a posto. Tutte cose sconosciute e nuove, non solo per i bambini, ma anche per gli adulti.

Ora la mensa funziona a meraviglia e ne siamo contentissimi, ma quanti problemi e quanta fatica, prima di arrivare a questo risultato! I primi giorni sono stati drammatici, per Francesco e Nevia

che, durante le prime due settimane, hanno dovuto lavorare a tempo pieno, cucinando loro direttamente e mostrando come utilizzare ogni cosa per addestrare le donne addette alla cucina.

Tanto per fare un esempio, c’è voluto del tempo per far capire come apparecchiare la tavola.

Eppure si trattava di una apparecchiatura assai semplice: davanti ad ogni sedia un piatto, con un coltello, una forchetta, un bicchiere ed un tovagliolo; in mezzo alla tavola la caraffa con l’acqua ed un cestino per il pane.

Ogni volta, secondo la descrizione di Francesco e Nevia, sembrava che i piatti, bicchieri, posate, fossero stati lanciati sul tavolo da lontano, senza alcuna logica.

I piatti non erano di fronte alle sedie, le posate sparse in modo incomprensibile: chi aveva tre coltelli, chi solo il cucchiaio, alcuni senza bicchiere, altri ne avevano due, molte posate e bicchieri erano sparsi in mezzo alla tavola senza alcuna logica, come se fosse un mucchio comune al quale ognuno poteva attingere come preferiva.

Può sembrare incredibile, ma lo è molto meno, se si pensa che l’uso delle posate è assai raro, direi completamente sconosciuto in quasi tutti i villaggi. Difatti il cibo principale è l’injera, una sorta di focaccia morbida, che viene strappata a pezzi con le mani, intinta nel condimento e portata alla bocca, utilizzando tre o quattro dita della mano.

E’ del tutto evidente come, in queste condizioni, l’uso delle posate sia del tutto superfluo.

Così abbiamo messo i bambini più grandicelli – che invece hanno imparato subito – a controllare l’apparecchiatura fatta dagli adulti. E le cose sono andate subito bene, confermandoci, ancora una volta, che puntare sui bambini è il modo giusto per ottenere risultati concreti

Non vi dico poi i problemi pratici legati all’utilizzo di alcune semplici attrezzature!

Non avendo abitudine a dosare la forza, ogni azione nuova viene compiuta utilizzando il massimo della forza possibile, anche nei casi in cui ciò non ha molto senso. Tanto per fare un esempio, abbiamo portato due schiacciapatate in acciaio, di quelli che si usano per le comunità, quindi di notevoli dimensioni e resistenza. Bene, una delle cuoche è riuscita a piegare i manici con i quali si fa leva. E questo per entrambi gli schiacciapatate! Francesco, per raddrizzarli, ha dovuto metterli nella morsa, faticando non poco per rimetterli in sesto, chiedendosi come avesse fatto a piegarli.

Ma il problema più complesso è stato l’organizzazione del lavoro. Malgrado Nevia avesse preparato delle dettagliate istruzioni scritte e precise con compiti di ciascuna donna e con la indicazione degli orari, era impossibile farle rispettare. Tutte le donne facevano la medesima cosa nello stesso momento, sciamando poi da una parte all’altra della cucina, ostacolandosi l’un l’altra e facendo trascorrere il tempo senza svolgere i lavori previsti per ciascuna di loro.

Anche la cottura della pasta, prima di far comprendere come doveva avvenire, ha creato problemi.

E questo malgrado fosse indicato, nel foglio di istruzioni, anche l’orario di accensione dei due cuocipasta, affinché l’acqua giungesse ad ebollizione al momento opportuno per poter completare la cottura all’ora del pranzo, quando i bambini rientrano dalla scuola.

Il dover ricordare che ad una certa ora bisognava accendere i cuocipasta, non riusciva proprio ad entrare nella comprensione delle cuoche che, se non seguite, lo dimenticavano completamente, ricordandosene solo quando i bambini erano già a tavola.

Comunque, dopo non poca fatica, le cose hanno cominciato a funzionare ed ora vanno decisamente bene, con soddisfazioni di tutti, incluse le donne addette alla mensa, che hanno potuto verificare come, con un minimo di organizzazione, si riesca a lavorare meglio, in maniera ordinata, ottenendo i risultati richiesti.

La mensa costituisce un ulteriore passo nello sviluppo del Villaggio e nell’ampliare sempre di più, per i nostri bambini, le possibilità di prendere contatto con una realtà che sarebbe altrimenti sconosciuta: il pasto comune, l’utilizzo delle posate, la pulizia delle mani prima dei pasti, la collaborazione dei più grandicelli in alcune semplici mansioni, il mantenere pulito il pavimento.

È stato con notevole soddisfazione, direi con gioia, sentire alcuni dei nostri bambini che ci hanno fatto notare come il pavimento dei tavoli dove mangiano le mamme fosse notevolmente sporco, chiedendoci il permesso di farlo notare alle stesse.

Questa è la bella notizia, che si inserisce nel contesto delle problematiche correnti.

In proposito, non ci sono significative novità positive. Luce ed acqua, purtroppo, continuano sostanzialmente a mancare, essendo fortemente razionate ormai da oltre un anno.

La situazione dell’acqua è peraltro migliore di quella dell’energia elettrica.

Come accennatovi, la siccità che si è verificata lo scorso anno, con la mancanza delle piccole piogge, ha impedito la ricostituzione dei bacini idrici, con le inevitabili conseguenze. L’acqua è mancata a lungo, creando gravissimi problemi. Nel Villaggio siamo riusciti ad affrontare la situazione grazie ai due pozzi scavati all’interno del Villaggio, che hanno consentito di sopperire alle esigenze primarie.

La carenza di acqua permane comunque per tutti e, comunque, si tratta spesso di acqua talmente fangosa da non essere utilizzabile per usi alimentari e che serve a ben poco anche per la pulizia personale e per fare i bucati. Per renderla bevibile, le autorità locali sono costrette a trattarla con così elevate quantità di disinfettanti che, per uno o due giorni, non è utilizzabile per usi alimentari.

Nel Villaggio ci siamo salvati grazie ai filtri da tempo installati.

Nel passato difatti, avevamo verificato che le infezioni intestinali, soprattutto nei bambini più piccoli, ma in tutte le persone presenti nel Villaggio, erano assai frequenti. Difatti, pur avendo dato istruzioni di bere l’acqua solo dopo bollitura, in concreto questo avveniva in modo molto approssimativo, con problemi frequenti sopratutto per i bimbi più piccoli. Così abbiamo acquistato e portato dall’Italia alcuni grossi filtri per la potabilizzazione dell’acqua, che sono stati installati all’entrata della rete idrica del Villaggio. Il risultato è stato straordinario, perché le infezioni intestinali sono praticamente scomparse. Questo, soprattutto per i bambini più piccoli è fondamentale, considerato che una larga parte delle malattie è legata a problemi intestinali

Con questo accorgimento, ormai in uso da due o tre anni, anche l’emergenza prospettasi negli ultimi mesi è stata superata senza particolari difficoltà.

Il problema più grave, al momento, è quello della carenza di energia elettrica, dovuto anche al blocco di uno dei principali invasi idrici di tutta l’Etiopia. Il blocco è avvenuto a causa del crollo di alcune gallerie che convogliavano l’acqua in questo invaso. Si è trattato di un danno grave, che ancora non è stato riparato, per cui l’energia elettrica continua ad essere gravemente razionata. Le conseguenze più gravi non sono quelle per gli usi domestici – che avvengono solo nelle città o nelle cittadine – in quanto nelle campagne  e nei villaggi sparsi sul territorio, l’energia elettrica non arriva ed il suo utilizzo è praticamente nullo.

La mancanza di elettricità ha causato gravissimi problemi a livello industriale. Molte fabbriche, soprattutto quelle che lavorano a ciclo continuo, hanno dovuto interrompere la produzione e chiudere i battenti, con tragiche ripercussioni anche sull’occupazione. Una delle conseguenze più evidenti è la totale mancanza dei materiali da costruzione (cemento, mattonelle, ecc.), per cui tutti i lavori di costruzione, di ogni genere, si sono dovute fermare.

Per noi le difficoltà si sono manifestati in relazione alle costruzioni in corso.

Difatti, con il numero di bambini che continua a crescere e con le maggiori esigenze, anche di spazio, derivanti dalla loro crescita fisica, abbiamo bisogno di nuovi spazi per tutte le necessità legate alla vita del Villaggio.

Abbiamo quindi deciso di spostare il Centro di Emergenza in una nuova costruzione, sempre all’interno del Villaggio, rendendolo più funzionale anche sulla base della esperienza maturata in questi anni, destinando i locali dove si trovava in precedenza, alle attività comuni, di studio e di svago dei bambini del Villaggio.

Quando la nuova costruzione era quasi terminata, non riuscivamo a finirla, per mancanza di cemento. Siamo rimasti fermi per alcuni mesi, poi la ditta locale che provvede alle costruzioni, è riuscita a trovare quei pochi quintali di cemento che occorrevano per completare, finalmente, il nuovo manufatto.

Ora contiamo, prima della fine dell’anno, di poter effettuare il trasferimento.

Infine un’altra bella notizia, anche se non immediata.

I lavori per una nuova versione del sito internet, con foto e filmati nuovi, nonchè testi aggiornati, sono a buon punto e dovremmo riuscire a completarli entro la fine dell’anno.

Vi segnalerò subito il momento in cui il nuovo sito sarà in linea e visibile per tutti.

Intanto un affettuoso saluto

Franco Romagnoli

Associazione
James non morirà
Via Nicotera 29
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