Tigray La Guerra è finita

Tigray la guerra è finita: un conflitto da un milione di morti é finalmente finito.

Tigray La Guerra è finita

Tigray l’orrore della guerra si è fermato, le armi hanno smesso di riempire l’aria dei loro suoni assordanti, la gente ha ricominciato timidamente ad uscire, ma quello che è successo difficilmente potrà essere cancellato.

Tigray La Guerra è finita: Ritorno al villaggio di ADWA

Carissimi amici,
vi scrivo per comunicarvi una bellissima notizia: finalmente dopo tanto tempo sono riuscito a tornare ad Adwa!! Come vi avevo accennato la volta scorsa, a novembre è stato firmato un accordo di pace tra il governo centrale e il governo del Tigray e questo ha consentito la ripresa dei voli di linea e l’apertura, se pur parziale, delle principali vie di collegamento.

Il viaggio è stato un po’ più complicato del solito perché l’aeroporto di Axum è stato gravemente danneggiato durante la guerra e così sono dovuto atterrare a Shirè, una località che si trova a circa due ore di auto da Adwa.

Tigray La Guerra è finita: I racconti dei sopravvissuti

Il ritorno al Villaggio è stato incredibile ed emozionante, i sorrisi dei piccoli, le lacrime dei più grandi, gli abbracci lunghissimi e la sensazione che quel mio ritorno portasse con sè un lento ritorno alla normalità e la fine di un incubo durato troppo a lungo.

Ho visto negli occhi dei bambini e dei miei lavoranti tutto quello che purtroppo hanno attraversato in questa inutile, folle e assurda guerra.
Ho sentito le loro storie e non è stato facile.

Mi hanno raccontato di notti intere nascosti nell’unica costruzione del villaggio che ha il tetto in cemento, per la paura che i proiettili bucassero le coperture in lamiera delle loro casette.

Mi hanno raccontato il terrore che da un momento all’altro qualcuno entrasse nel villaggio per profanare, violare e distruggere tutto, come è purtroppo accaduto in altre strutture simili alla nostra.

Mi hanno raccontato dei cannoni sistemati dietro al villaggio che sparavano ininterrottamente giorno e notte e di quei boati che facevano tremare i vetri e vibrare il corpo. E poi i viaggi fino al fiume, di nascosto, per prendere l’acqua da bere, ben sapendo che i rischi erano enormi.

Mi hanno raccontato della mancanza di poter andare a scuola, del cibo razionato, della fame e della sete, dell’angoscia di non rivederci più e delle preghiere ripetute all’infinito nella speranza che quell’orrore finisse il prima possibile.

L’orrore della guerra si è fermato, le armi hanno smesso di riempire l’aria dei loro suoni assordanti, la gente ha ricominciato timidamente ad uscire, ma quello che è successo difficilmente potrà essere cancellato. Una guerra come quella che c’è stata in Tigray e che ha causato quasi un milione di morti, porterà con sé, soprattutto tra i più giovani, una scia di odio che affliggerà intere generazioni e questo è qualcosa su cui sarà necessario lavorare per evitare che si ripetano gli stessi errori del passato.

La cosa più importante però è che tutti i bambini, anche se molto provati, stanno bene e questo è davvero un miracolo. Sono sopravvissuti grazie alle scorte di cibo che avevo lasciato prima di partire l’ultima volta e ad un camion pieno di generi alimentari che ero riuscito a far arrivare durante un breve cessate il fuoco la scorsa estate, proprio nel momento in cui nel villaggio non era rimasto più nulla e fuori era impossibile trovare qualcosa da mangiare. “se non fosse arrivato quel camion saremmo sopravvissuti un’altra settimana non di più e quando è arrivato ci siamo sentiti i più ricchi del mondo” mi hanno detto i ragazzi più grandi con un certo orgoglio.

Tigray La Guerra è finita: è ora di ricominciare.

Il primo giorno mi sono guardato per un po’ intorno cercando di capire da dove avrei potuto ricominciare.
Ho iniziato con l’acqua e la luce che ormai da due anni mancavano. I due pozzi non funzionavano più e lo stesso per i due generatori. Sono riuscito però con un po’ di fortuna e qualche aiuto a riparare tutto e così il villaggio ha di nuovo acqua e corrente elettrica. Questo consentirà di poter nuovamente cucinare nella cucina della mensa, iniziare a piantare qualcosa nell’orto, e tornare a fare la doccia tutte le sere. nPurtroppo le dodici mucche che avevamo e che davano latte per tutti i bambini sono morte di fame e di sete e quindi dovremo fare a meno del latte almeno per un po’.

La situazione è,  all’interno del villaggio,  difficile ma comunque privilegiata rispetto a quanto accade fuori. L’acqua viene erogata una volta ogni quattro giorni, creando ancora grossi problemi di igiene. Le persone che avevano un lavoro lo hanno perso, le banche hanno riaperto,  ma in realtà non hanno soldi e quindi non è possibile prelevare nulla.  Il commercio sta lentamente riprendendo e si comincia a trovare qualcosa da mangiare,  ma i prezzi sono altissimi data la scarsa quantità disponibile.

La gran parte della popolazione vive con aiuti che vengono distribuiti dal governo e che consistono in venti chili di farina a famiglia ogni mese. A tutto questo si aggiunge il problema dei profughi che sono migliaia solo ad Adwa. Si stima che circa due milioni di persone siano state costrette a lasciare le proprie case e le proprie terre a causa della guerra e ora vivono nei tanti campi improvvisati sparsi per tutto il Tigray e non solo.

Dal momento che avevamo alcune scorte extra abbiamo deciso insieme ai bambini e ai lavoranti di dividerle con chi era stato meno fortunato di noi e così dopo aver selezionato cento famiglie tra le più bisognose che vivono in uno dei tanti campi profughi, abbiamo distribuito loro farina, riso e famix, una farina speciale arricchita di proteine e vitamine che si usa in particolare durante le carestie.

Purtroppo è stata davvero una goccia in un mare perché, solo nel campo nel quale ci siamo recati, vivono più di cinquemila persone in una situazione drammatica. Molti profughi avendo visto che avevamo distribuito del cibo ad alcuni di loro sono venuti il giorno dopo al cancello del villaggio chiedendo qualcosa da mangiare. “Non mandarci via senza niente”. E’ stata questa la frase che ho sentito ripetere decine di volte da coloro che bussavano al cancello e alla quale non ho potuto dare risposta perché quello che avevamo distribuito era tutto ciò che potevamo dare fuori, senza correre il rischio di lasciare nuovamente il villaggio senza scorte.

Tigray La Guerra è finita: il nuovo inizio.

Per questo motivo stiamo organizzando un nuovo camion che arriverà ad aprile e trasporterà circa quattrocento quintali di generi alimentari, pasta, farina, riso, olio, zucchero e il preziosissimo famix che in queste condizioni è davvero un cibo miracoloso perché utilizzabile anche da bambini molto piccoli. In quell’occasione cercheremo di distribuire nuovamente ai più bisognosi tutto quello che saremo riusciti ad avere.

Se la situazione rimarrà stabile e la pace sarà duratura, si potrà pensare ad un lento e lungo ritorno alla normalità, ma questo richiederà molto tempo e molte risorse.

Noi da parte nostra continueremo, con il vostro aiuto, e come abbiamo sempre fatto, a cercare di portare un po’ di sollievo là dove ce ne è più bisogno.
Un abbraccio a tutti voi e a risentirci presto.
Francesco

AIUTACI CON UN LIBRO

La straordinaria storia del Villaggio dei bambini di Adwa, raccontata attraverso le tante  vite che lo hanno attraversato.

Puoi sostenerci regalandoti o regalando il libro ai tuoi amici.

I diritti d’autore di questo volume saranno devoluti per intero all’associazione “James non morirà”.

Apri la Pagina dei Nostri Progetti Umanitari

Progetti

Lascia un commento

Associazione
James non morirà
Via Nicotera 29
00195 Roma